venerdì 14 dicembre 2012

La via in fondo al tubo


Un’iniziativa dei ragazzi e dei professori del liceo Tron di Schio, nel vicentino, per aiutare le ragazze che escono dalla prostituzione. Perché restare a guardare significa essere conniventi.

E’ nato, in Veneto, il ”Tubo della Libertà”. L’iniziativa è stata realizzata dai ragazzi e dai professori del Liceo Tron di Schio, in provincia di Vicenza, per aiutare le ragazze che escono dalla prostituzione. In questo “tubo” le offerte saranno raccolte e consegnate all’associazione Papa Giovanni XXIII, che aiuta chi esce dalla tratta. In questo momento di grande difficoltà le ragazze che hanno compiuto il percorso di rinascita non riescono a trovare un lavoro, da qui l’iniziativa della scuola.






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lunedì 26 novembre 2012

“Ha ucciso una prostituta come ha scritto in un racconto”


Torino, per il giudice è la prova che lo incastra. L’uomo: solo una coincidenza
ALBERTO GAINO
TORINO
Da sei giorni giura sulla sua innocenza, rinchiuso in una cella di isolamento del carcere torinese con l’accusa di aver progettato il delitto di una prostituta nigeriana, di averlo eseguito infierendo sulla ventenne con una dozzina di coltellate e di averne gettato il corpo nel Po. Da cui è riemerso a febbraio. Anthonia Egbuna era sparita il 28 novembre 2011. Nell’abitazione cui si appoggiava i carabinieri hanno trovato con i suoi documenti anche alcuni scritti di un corteggiatore italiano: lettere e racconti.  

Lastampa.it

lunedì 19 novembre 2012

Ragazza uccisa in strada


Vigevano, prostituta uccisa con un colpo di pistola alla testa











Massacrata di botte, poi giustiziata con un colpo alla testa: il cadavere di una prostituta romena 25enne è stato trovato in un fosso tra via Santa Maria e via Battaglia della Sforzesca.............


http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2012/05/17/news/vigevano-prostituta-uccisa-con-un-colpo-di-pistola-alla-testa-1.4639494

martedì 25 settembre 2012

Sindacato prostitute contro studentesse: Fanno crollare i prezzi


Milano, 22 set. (LaPresse) - Il sindacato delle prostitute scende in campo contro studentesse e casalinghe. Il motivo? Decine di migliaia di ragazze giovani, ma anche di casalinghe esercitano il più antico mestiere del mondo sottraendo mercato alle professioniste e facendo crollare i prezzi. La denuncia è stata lanciata da Carla Corso, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute in una intervista rilasciata al programma KlausCondicio condotto da Klaus Davi su YouTube http://www.youtube.com/user/klauscondicio. Il fenomeno della prostituzione nel nostro Paese è un business stimato in 5 miliardi di euro l'anno che coinvolge circa otto milioni di italiani. Ma negli ultimi due anni c'è stato un vero e proprio crollo dei prezzi. Secondo Carla Corso, infatti, "si passa da una media di 50 euro a rapporto completo a chi arriva a vendersi anche solo per 5 euro".
Il tracollo dei prezzi è determinato soprattutto, spiega la presidente del Comitato, "dalle prestazioni dalle ragazze di colore, in primis nigeriane, che pur di non perder la loro fetta di mercato popolare sono disponibili ad avere rapporti sessuali a prezzi stracciati". Non tutto il mercato della prostituzione è soggetto, però, agli effetti della spending review. "Il settore dei trans e dei travestiti - spiega Corso - continua ad essere florido perché la tipologia del cliente che ricorre a questa prostituzione non è disposta a rinunciare a un certo tipo di prestazione". Nel corso della puntata la presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute ha segnalato anche un altro fenomeno, quello della concorrenza massiccia di casalinghe e studentesse che ormai esercitano anonimamente il mestiere più antico del mondo nel privato delle proprie case.
Secondo Corso, infatti, questa fetta di mercato ormai raggiunge il 30% e coinvolge studentesse e casalinghe assolutamente insospettabili, che per arrivare a fine mese esercitano la prostituzione anche via web. Le modalità usate, infatti, vanno dalla prostituzione via webcam, agli incontri in casa o a domicilio del cliente o, ancora, in alberghi di periferia. L'inchiesta ha rivelato, inoltre, che la prostituzione in Italia occupa circa 80mila persone tra donne, trans e uomini e a queste si deve aggiungere una cifra simile composta da studentesse e casalinghe ma anche studenti, che stanno aggredendo una fetta di mercato una volta intoccabile.

giovedì 20 settembre 2012

Donna disabile si prostituiva per un abito da sposa


Una promessa di matrimonio con tanto di abito da sposa acquistato con i soldi ricevuti dai clienti: con questo raggiro una disabile psichica bolognese di 43 anni e’ stata convinta dall’ex fidanzato a prostituirsi in strada. L’uomo, C.F., bolognese di 46 anni, insieme alla attuale compagna, R.D.M, una napoletana 41enne che si spacciava per la sorella, e’ stato arrestato dalla polizia per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione aggravati dalla minoranza psichica della vittima....          http://www.giornalettismo.com/archives/504365/la-disabile-che-si-prostituiva-per-un-abito-da-sposa/

domenica 2 settembre 2012

Dossier: La prostituzione in Italia


Sono minorenni. Arrivano dall'Europa dell'Est o dall'Africa. Ridotte in schiavitù e costrette a vendersi. Non possono essere espulse. E l'Italia diventa il loro inferno.

Quanto vale una ragazza di 18 anni o forse meno? L'offerta è stata buttata lì qualche sera fa, nel dopocena sul tavolo di una pizzeria alle porte di Torino. "Se hai 15 mila euro, diventa tua. Pagamento in tre mesi". Pochi minuti per decidere, tra il caffè e un bicchiere di grappa: "Guardala, è un affare. Te la porti a vivere con te...". Alla fine il ricatto: "Se non trova 15 mila euro in tre mesi, dovrà pagarne 50 mila all'organizzazione che l'ha fatta arrivare in Italia. E sai cosa vuol dire? Che se non l'aiuti, la manderanno a battere sulla strada". Paolo G., 41 anni, single, non si aspettava di concludere la serata con un profondo senso di colpa. Una risposta la doveva pur dare a quell'amico di mezza età che l'aveva invitato a cena. L'amico è un imprenditore piemontese con l'azienda che va così così e la testa piena di Viagra: dopo aver lanciato la proposta, ha aspettato seduto tra la nuova moglie nigeriana di vent'anni più giovane e la teenager in vendita, sorella di lei. "Gli ho risposto che avrei immediatamente portato la ragazza alla comunità del Gruppo Abele", racconta Paolo G., "ma lui, che bazzica le chiese pentecostali, mi ha fatto un discorso sul valore del debito e della promessa data. Insomma, dopo il mio rifiuto avrà provato a vendere sua cognata a qualcun altro in cerca di moglie. Oppure l'avrà mandata sulla strada. Se no, come trova quei soldi?".

Nell'Italia marchettara dove tutto si può comprare, anche la prostituzione si è inventata nuove strade. Compreso il fai-da-te di famiglia. Non importa se il contratto è per la vita o per dieci minuti sul sedile ribaltabile di una macchina. Cambia solo il costo. Eravamo il Paese dei latin lover. Siamo un popolo di clienti. Così le bande di trafficanti si adeguano. La domanda di sesso a pagamento aumenta? Loro procurano l'offerta. Con ragazze sempre più giovani. Fino alle baby-squillo, insulto un po' cinematografico per indicare ragazzine strappate dai banchi di scuola e mandate in tanga e canottiera a vendersi sui viali. Alla periferia di Roma le fanno dormire nelle grotte. La via Salaria è un postribolo di minorenni al chiaro dei lampioni e spesso anche alla luce del pomeriggio. Lo stesso, dopo le 11 di sera, diventa via Cristoforo Colombo, l'arteria che porta al mare e all'aeroporto di Fiumicino. A Milano non occorre uscire dalla città: ragazze europee e africane sono tornate a occupare piazzale Loreto, viale Abruzzi, la Circonvallazione fin dentro i quartieri semicentrali come i Navigli e il parco Ravizza. Dalle parti di Perugia hanno scoperto una gang di moldavi che legava le adolescenti alle pareti di una stalla abbandonata. Ma la distribuzione di ragazze è capillare su tutta la Penisola. Raggiunge le campagne sperdute, perché lì la domanda dei clienti su camion e trattori è altrettanto forte. Come lungo la statale 16, tra Foggia e San Severo, dove non esistono altro che campi di pomodoro e vigne. La notte le nigeriane bruciano i copertoni per farsi vedere, di giorno vanno a dormire nell'ex zuccherificio a Rignano Garganico. Oppure la statale Adriatica da Rimini a San Benedetto del Tronto. E ancora Bari, Catania, Cremona, Prato, Aosta, Treviso. Al di fuori dei confini dell'Unione europea il mondo è pieno di famiglie ridotte alla fame. I trafficanti non fanno altro che portare le figlie di quelle famiglie là dove clienti ricchi possono mantenere loro e i loro sfruttatori.

Nessuno conosce quante siano le prostitute in Italia. C'è soltanto una stima: tra 50 mila e 70 mila persone e non tutte sottoposte a un controllo violento. Il giro d'affari è mostruoso: ipotizzando un guadagno a testa di 2 mila euro a settimana, fa un incasso settimanale di 140 milioni di euro. Ma secondo Transcrime, l'osservatorio dell'Università di Trento, in quel totale il numero delle donne prigioniere del traffico di esseri umani e dello sfruttamento sessuale è in continua crescita. Le statistiche danno un minimo annuale di vittime (che a volte può coincidere con l'inverno) e un massimo (l'estate): dalla stima di 17.550-35.500 ragazze nel 2001 si passa a 19.710-39.420 nel 2004. Un altro istituto di ricerca e assistenza, il Parsec di Roma, fornisce cifre più caute. Ma comunque spaventose: quasi 23 mila donne sfruttate. E non c'è solo la prostituzione di strada. Perché la forma più temuta dalle ragazze resta quella invisibile tra le mura di night-club e appartamenti. In confronto all'Europa, l'Italia ha il record: le donne 'vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale' sono 115 ogni 100 mila abitanti maschi con più di 15 anni. Al secondo posto l'Austria con 84 vittime. L'Olanda è ferma a 76. La Spagna a 54. La Germania a 45. La Francia a 27.

Al ministero dell'Interno, un ufficio sta analizzando i dati per indirizzare le strategie. "L'arrivo di minorenni prima di tutto: purtroppo è un effetto indotto involontariamente da noi", ammette un ricercatore della polizia: "Gli organismi investigativi negli ultimi anni hanno snobbato le indagini sullo sfruttamento. Per contrastare il fenomeno le questure hanno scelto la via più veloce dei rimpatri. Come azione preventiva sono state espulse le donne. Questo ha fatto crescere l'arrivo di minorenni: perché i minori non possono essere espulsi. Le organizzazioni hanno poi cambiato politica. Ora alle ragazze lasciano anche il 30 o il 50 per cento dell'incasso. Ed evitano di sottoporle a violenze, rapimenti e stupri. Così le ragazze non scappano, non denunciano e hanno più incentivi a rimanere nel giro. L'altro aspetto nuovo è la mobilità delle prostitute. Le fanno spostare in continuazione: una settimana sulla Salaria, poi sulla Domiziana, poi le ritrovi sulla Romea. Lo spostamento impedisce eventuali legami affettivi con i clienti. Ma questo nasconde un dato preoccupante che dobbiamo approfondire: l'esistenza di una rete comune di contatti tra le squadre di sfruttatori. Che sulla strada sono quasi sempre romeni o albanesi".

Treviso è una città molto severa con gli stranieri. Grazie a Giancarlo Gentilini, vicesindaco della Lega, sono state perfino tolte le panchine nei parchi. Così gli immigrati non si possono sedere. Ma dopo le 22, lungo le vie intorno alla città, con le immigrate gli abitanti della provincia possono fare di tutto. Dalla strada del Terraglio alla Pontebbana. Due ragazze ogni 50-100 metri. Trenta euro per dieci minuti le europee, 20 le africane. Gentilini, quando era sindaco rottweiler e difensore della razza Piave, le aveva protette: "Sono contro gli immigrati", aveva detto, "ma non contro le prostitute straniere. Che volete? Le prostitute sono le navi scuola dei giovani". Anche le forze dell'ordine locali hanno i loro benefici. Quando non sanno come aumentare la statistica di espulsioni e arresti, pure loro prendono di mira le prostitute: c'è sempre qualche ragazza clandestina da rimpatriare o da sbattere in carcere per non aver rispettato la Bossi-Fini.

Giulia, moldava, ex atleta della Nazionale giovanile di pallamano, si offre a ragazzi, single e mariti della provincia di Treviso e Venezia. Da quasi due anni si prostituisce sulla strada del Terraglio. Di solito davanti al comando della polizia municipale di Mogliano Veneto. Quando la sera chiudono gli uffici, arriva lei. L'insegna blu e bianca le dà sicurezza. Giulia ha quell'età indefinita acqua e sapone, tra i 16 e i 18 anni. Se vigili, poliziotti o carabinieri le chiedono quanti anni ha, lei è pronta a rispondere 17: per evitare il rimpatrio. Se invece a domandarle l'età sono clienti preoccupati di finire in galera, dice 19. Così le hanno insegnato i protettori. Quando ha lasciato la Moldavia, sapeva cosa avrebbe fatto in Italia? "Sì, l'ho scelto io", risponde. Ha mai avuto ripensamenti? "Sicuro che non mi piace. Ogni cliente potrebbe essere quello che mi violenta o mi ammazza. Ma io sono moldava: o fai questo o fai la fame". Che immagine ha degli italiani? "Un corpo addosso con le braghe abbassate e il portafoglio in mano". Il portafoglio in mano? "Sì, la gente di qui è molto legata ai soldi. Tengono il portafoglio in mano anche quando fanno sesso. Hanno paura che glielo freghi".

Se passeranno le proposte proibizioniste presentate in Parlamento, le ragazze come Giulia finiranno in carcere. La logica è piuttosto singolare: è come se nella lotta al contrabbando, lo Stato invece di prendere i contrabbandieri avesse arrestato le stecche di sigarette. È la tipica morale italica: si sfrutti pure, ma non si deve vedere. L'esempio più famoso è quel consigliere comunale del centrodestra a Milano. Ha conquistato i voti dei comitati di quartiere scatenando violente campagne, retate ed espulsioni contro le prostitute straniere: una notte la polizia l'ha pizzicato in macchina con un travestito.

Ma come si potrebbe identificare il reato di prostituzione? Nell'atto sessuale? Nel pagamento? Nella lunghezza della minigonna? La questione preoccupa sociologi e consulenti dei Comuni più sensibili. "Un provvedimento del genere", osserva Lorenza Maluccelli, ricercatrice dell'Università di Ferrara e autrice di saggi, "spingerebbe le ragazze in circuiti ancor meno visibili e più pericolosi. Quante sono le donne violentate nel silenzio? Quelle uccise? Eppure non c'è indignazione perché, per la cultura morale, se sono prostitute se la sono cercata. Gli uomini invece dovrebbero cominciare a interrogarsi sulla loro sessualità. Si dice che in Italia ci siano 9 milioni di clienti. C'è una segregazione mondiale del lavoro delle donne. Dai Paesi più poveri l'Italia prende prostitute e badanti. Due forme di servizi alla persona. E non è un caso che in tutti e due i settori lo sfruttamento di immigrate e clandestine sia largamente diffuso". A volte le prostitute hanno un lavoro regolare proprio come badanti. "Ma quando la questura lo scopre", denuncia Alessandra Ballerini, avvocato della Cgil a Genova, "il permesso di soggiorno può essere negato. Anche se la prostituzione non è vietata dalla legge".

Un progetto riuscito di mediazione tra le proteste degli abitanti e l'andirivieni di clienti l'ha inventato il Comune di Mestre. Qui le prostitute sono state invitate a trasferirsi in 'zone informali' meno abitate. Il potenziamento dell'illuminazione stradale, l'assistenza di unità di strada e la sorveglianza discreta dei vigili urbani ha convinto ragazze e travestiti a spostarsi nelle aree indicate. "L'approccio è pragmatico, puntiamo alla riduzione del danno", spiega il coordinatore, Claudio Donadel: "E ha sicuramente portato a una migliore convivenza e a un forte contrasto delle reti criminali. Dal '99, 172 ragazze sono uscite dallo sfruttamento e più di 680 persone sono state arrestate e condannate. Ora il progetto sarà esteso al Veneto. Partecipano tutti. Tranne, ovviamente, Treviso. E Belluno, dove la prostituzione è meno visibile".

Dal Veneto al Piemonte si muovono i trafficanti della mafia nigeriana. Uno di loro è famoso a Torino come pastore pentecostale. E a Verona, in un bar di Veronetta dove lavora, come basista del racket. Fa parte della rete che costringe migliaia di ragazze africane a saldare il prezzo della loro schiavitù, vendendosi sulle strade. Alcuni pastori nigeriani hanno un ruolo fondamentale. Spesso hanno di fronte giovani spaventate e analfabete. E durante le prediche le minacciano con le peggiori pene dell'inferno se non onorano il debito con l'organizzazione. A volte gli avvertimenti si trasformano in aggressioni ai familiari in Nigeria. 

Così l'unica via d'uscita dallo sfruttamento è l'aiuto dei clienti. "Il 90 per cento delle ragazze nigeriane", spiega Claudio Magnabosco, fondatore del progetto La ragazza di Benin City, "esce dalla tratta accompagnato da un uomo, cliente o ex cliente che è diventato amico, fidanzato o marito". Il progetto punta alla sensibilizzazione dei 'consumatori': "I clienti, se informati, possono diventare una risorsa. Vogliono multarli? Facciano pure, ma chi aiuterà le ragazze segregate?". Una delle vittime della tratta, Isoke Aikpitanyi, è oggi moglie di Claudio Magnabosco: "Per uscire", racconta Isoke, "basterebbe darci una opportunità, un permesso di soggiorno anche breve, sei mesi, per cercare un lavoro vero. In cambio dei documenti, invece, le autorità pretendono che denunci qualcuno. Dobbiamo far sapere quello che succede. Le 200 nigeriane assassinate in Italia. Le stuprate. Le madri alle quali le maman prendono i figli per ricattarle. I black boy che spacciano droga. Le famiglie che spingono le figlie minorenni a venire in Europa. La corruzione che favorisce i trafficanti. Le mutilazioni sessuali, il debito da pagare che non finisce mai, i pastori cristiani che collaborano con il racket, le ragazze che muoiono attraversando il deserto. Questa è la tratta. Davvero pensate che il problema sia la prostituzione?".